Il Veneto, terra di meraviglie ad un passo da casa. Le Nostre Dolomiti.
Sabato mattina, partenza per Falcade: devo accompagnare mio figlio al campeggio. Sulla strada, pochi chilometri prima di Cencenighe, s’inerpica la stretta strada asfaltata che da Listolade conduce alla Capanna Trieste (m 1135); e da qui al Rifugio Vazzoler, nel complesso montuoso del Civetta. Il meteo, purtroppo, è scoraggiante. A Belluno già diluvia. A Falcade invece speranza: la strada è asciutta. Uno sguardo al cielo: non è coperto in modo uniforme, s’intravvedono sprazzi di sereno. Val la pena di tentare l’escursione.
Lasciata l’auto alla Capanna Trieste, m’avvio per la strada carrareccia che porta al Rifugio Vazzoler (1774m): gestito dal CAI di Conegliano, è intitolato a Mario Vazzoler, fondatore della predetta sezione; e’ un rifugio storico, aperto nel 1929, nonché caposaldo dell’alpinismo (da qui sono partiti nomi celebri come Andrich, E. e B. Castiglioni, Gilberti, Rudatis, Tissi e Mary Varale). Il sole fatica a farsi vedere, si nasconde, ed il cielo continua a coprirlo. Ma, forse, è meglio così dovendo salire. Il cartello indicante il sentiero 555 segna un dislivello di 600m, tempo di percorrenza un’ora e mezza. Sono sola sul percorso, avendo da compagnia soltanto il cinguettio degli uccellini e la musica del torrente. I colori sono spettacolari: il verde smeraldino dell’erba, le rocce bianche, l’azzurro intenso dell’acqua che salta, schiuma e ribolle da masso in masso.
E poi loro, i fiori: è il periodo dei rododendri, che regalano tonalità intense atte a rallegrare le macchie d’arbusti. Sopra la mia testa veglia rassicurante e meravigliosa la Torre Trieste (2458m): un monolite che si staglia con orgoglio svettante nel cielo. Il percorso è agevole, si sale ma non d’impeto, bensì a tornanti (ergo: è più che adatto ai bambini!). Le Dolomiti mi abbracciano da tutte le parti, meravigliose ed indescrivibili. Pareti di roccia viva, nevai, la fierezza di questi monti che domandano rispetto. In qualche punto, ancora, si vedono gli schianti di Vaia ed i boscaioli che, alacri, lavorano per rimediare a queste ferite. Immersa in cotanta pace e meraviglia, ecco che appare l’insegna amica: “Rifugio Vazzoler”. ‘Come – mi dico – sono già qui?’ Sono arrivata in un’ora e 15. L’ambiente è suggestivo: una simpatica chiesetta e poco dopo uno spettacolare giardino alpino. Impossibile non lasciarsi sedurre: piante e fiori da ammirare per scoprire quanto la montagna sia bella non solo nell’imponenza delle vette, pure nel velluto dei petali.
Entriamo al rifugio, che è lindo, tenuto benissimo. L’ambiente è tipicamente alpino, legno, colori caldi ed alle pareti tante foto. Il menu è irresistibile: davvero un sacco di cose buone! Mi tentano i piatti di pasta, ma alla fine vado per il pastin con la polenta taragna. Che fame!
Dopo il pranzo m’incammino verso la Torre Venezia (2337m). Il cuore vorrebbe andare persino oltre: c’è il magnifico giro del Civetta che conduce fino al Rifugio Coldai A. Sonino. Il cielo, però, non promette nulla di buono e la prudenza consiglia di scendere; e poi ci sono degli impegni che mi attendono in città. A malincuore, quindi, riprendo la via del ritorno. Sono al torrente quando comincia a cadere qualche goccia di pioggia. Niente paura, ho la mia vecchia mantella gialla cerata. A cento metri dalla Capanna Trieste si scatena il diluvio, ma ormai sono arrivata, sono le 15. E una bella fetta di crostata con i frutti di bosco non me la toglie nessuno.
Già ho voglia di tornare lassù: bisogna progettare una notte al Rifugio Vazzoler!
Dove mi sovviene di aver letto offerto nel menù un piatto recante la scritta “Cai Città di Fiume”. E subito mi salta in mente un’escursione al Monte Učka, in Croazia, dove il centro visitatori è stato aperto proprio dal Cai Città di Fiume.
La montagna sempre nei pensieri. Alla prossima puntata.
Annalisa Fregonese
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