CIMITERO DELLE NEVI
Tralicci che segnano l’orizzonte della montagna. Infrastrutture alberghiere abbandonate al loro destino come giganti di ghiaccio lasciati a combattere contro il maledetto global warming. Sciovie, seggiovie fantasma, che portano sui cavi, ormai logori, il segno dei tempi andati, sospese nel nulla. Inequivocabile simbolo del danno perpetrato dall’uomo a discapito della natura. Un cimitero d’acciaio sacrificato in nome di un’abbondanza nivologica e di un turismo di massa che ormai non esistono più.
Questo è l’inesorabile destino che l’iraconda natura ha riservato a tutto (o quasi) l’arco pre-alpino, ed in parte alpino, senza dimenticare l’appennino. L’ultimo censimento di questo paradiso sciistico barcollante conta almeno 300 comprensori chiusi, per i più disparati motivi; 4000 tralicci abbandonati; 600.000 metri di fune d’acciaio oscillanti nel vuoto, senza che nessun sciatore vi sia più passato sotto.
Intento di questo nuovo format è quindi quello di raccontare, di ricordare, uno sci italiano che si è praticamente estinto sotto i devastanti colpi dell’effetto serra. Ma non solo: le storie di ognuno dei seguenti defunti comprensori sono infatti ricche di mal costruzioni, di fallimenti, disguidi legislativi e chi più ne ha più ne metta.
Benvenuti nel mondo del ‘Cimitero delle Nevi’!