"E' tutta colpa della Luna, quando si avvicina troppo alla Terra fa impazzire tutti", scriveva Shakespeare. Chissà cosa avrebbe detto se avesse compiuto l'escursione che sto per raccontare, un cammino lungo e impegnativo fatto di paesaggi lunari, piramidi di roccia, prati verdi e baite bucoliche.
Ma andiamo con ordine: dopo una giornata burrascosa le previsioni sembrano concedere a me e alla mia famiglia una giornata di tregua. Da buon pianificatore, attento ai dettagli, studio un'escursione ambiziosa e faticosa ma comunque adatta a tutti : la "traversata" dell'altopiano del Puez. Da Colfosco a La Villa, per la Val Stella Alpina, passando per il rif. Puez e la Gardenaccia. Vista la durata dell'escursione decidiamo di alzarci presto e, dopo una robusta colazione, ci dirigiamo verso la Funivia "Col Pradat", che da Colfosco ci avrebbe portato a circa 2000 mt. Da lì, all'ombra del maestoso Sassongher e davanti al gigante del Sella, ha inizio l'escursione.
Escursione che subito prevede la risalita della Val Stella Alpina attraverso un sentiero che, stretto dal Sassongher da un lato e dal Ciampac dall'altro, si restringe sempre più. La dura salita fino alla Forcella Ciampei viene alleviata dalla compagnia di una famiglia di Varese, con la quale si discute di attualità, del panorama e dell'ormai prosciugato Lago Ciampac, situato appena sotto al piccolo valico.
Con quasi due ore di salita alle spalle e raggiunta la Forcella, una pausa è doverosa; ci riposiamo dieci minuti approfittandone per ammirare la vista sulla Vallelunga e sul mitico duo Alpe di Siusi-Scillar; dietro di noi invece è ancora ben visibile il Sassongher mentre, in lontananza, Civetta e Pelmo si stagliano sopra il Pralongià.
Riprendiamo a camminare rinfrescati dal panorama e soprattutto consci del fatto che il Rifugio Puez dista poco da dove ci troviamo: infatti in mezz'ora raggiungiamo la baita, che dà riparo agli escursionisti proprio nel mezzo dell'omonimo altopiano. Il rifugio è perfettamente incastonato nella purezza del paesaggio: l'altopiano è infatti un incredibile mix di roccia, erba e "piramidi" isolate (alla base di una di queste, il Piz de Puez, si trova il rifugio, in cui eravamo già stati due volte).
Da qui iniziava il salto nell’ignoto: la traversata dell'altopiano passando per la Gardenaccia e scendendo fino all'omonima "utia". Tra i tanti meravigliosi itinerari che passano per il Rifugio Puez il nostro è infatti quello meno frequentato, almeno nella parte che prevede il percorso tra i due edifici. Nonostante qualche isolata nuvola di troppo il tempo regge in maniera eccellente e la salita fino alla somità dell'altopiano (circa 2600 mt.) passa velocemente grazie anche ad un paesaggio quasi innaturale.
La vista a 360 gradi su praticamente tutte le Dolomiti (Dalle Odle ai monti di Fanes, Dal Sella al Sassolungo, dalla Marmolada alla coppia Pelmo-Civetta) e il paesaggio lunare mettono in secondo piano la fame che pian piano inizia a farsi sentire. Pur avendo dietro dei panini, decidiamo di arrivare fino al rifugio Gardenaccia e di mangiare solamente lì. Dopo una veloce sosta per qualche foto dalla sommità dell'altopiano iniziamo quindi la ripida discesa che ci avrebbe portato alla baita (2050 mt.) attraverso un incredibile solco roccioso. Durante il percorso è impossibile non rimanere colpiti dal panorama: il paesaggio lunare lascia pian piano il posto a un'enorme "crepa" nell'altopiano, una piccola valle rocciosa che scendendo rivela sempre di più la chiarissima impronta dolomitica dell'ecosistema. Lo sfondo, con la Tofana di Rozes, il Lagazuoi, i monti di Fanes e (in contrasto) il verde del Pralongià è un inno alla perfezione. Quando poi (ormai nei pressi del rifugio Gardenaccia) è comparsa un'intera mandria di mucche al pascolo abbiamo deciso di trattenere ancora un po' la fame, per immortalare quel fantastico momento. Questione di poco, comunque: in 20 minuti dal pascolo (e circa 2 ore e mezza dal Rifugio Puez) la Gardenaccia apparve tra gli alberi e con essa anche i meritatissimi panini con lo speck.
A questo punto, per motivi logistici, mio fratello scese a La Villa prima di me e mio padre: sarebbe andato lui in autobus fino a Colfosco per poterci tornare a prendere in macchina.
Io e mio padre ci siamo così potuti rilassare all'ombra degli alberi: io con la mia tradizionale copia de "La Verità", lui col "Corriere della Sera". Il governo Conte-bis stava per nascere e il dibattito sui nuovi nomi era molto acceso.
Arriva così il momento dell'ultimo tratto, in discesa : dal Rifugio Gardenaccia a La Villa, simpatica località turistica situata proprio sotto all'estremità orientale dell'altopiano. La strada che dal rifugio porta al paese è ripida e all'inizio anche stretta, ma le nostre gambe (quasi come se sapessero che si trattava dell'ultimo sforzo) reggono perfettamente e tra una chiacchiera e l'altra in un'oretta e un quarto siamo a destinazione, dove ci attende mio fratello con la macchina. Stanchi, ma felici, ci dirigiamo quindi verso casa, per una meritata doccia in attesa della cena che, lo assicuro, ha compensato abbondantemente lo spreco di energie della giornata.
Concludendo il racconto della mia escursione vi dico che: la traversata dell'altopiano del Puez per il percorso da me raccontato è un'escursione da fare almeno una volta nella vita. Molti han raggiunto il rifugio Puez partendo da diverse località, molti han fatto lo stesso con il rifugio Gardenaccia. Ma pochissimi hanno attraversato l'altopiano passando da entrambe le baite e immergendosi a pieno nel selvaggio paesaggio lunare tipico del saliscendi che le collega.
E se per Shakespeare l'avvicinarsi della Luna alla Terra fa impazzire la gente, concludo dicendo che per esperienza personale il poterci camminare sopra fa sicuramente rinvigorire.
Alessandro Centi
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