top of page

Monte Amaro - sul tetto di Maja

Writer's picture: Daniele Izzo Daniele Izzo

Lontana, imponente, selvaggia. È facile comprendere come la Majella colpisca da sempre la fantasia di chi la osserva. Par che si levi direttamente dal mare ed al contempo raccolga il proprio lunare manto allo scopo di isolarsi dalle pianure sottostanti. Come una Sirena, sa far innamorare i montani naviganti e spingerli ad addentrarsi sulle sinuose pendici degradanti sino alle acque. La bramosia di possederla è direttamente proporzionale alla sua imponenza: sfida l’umana convinzione che il mondo sia stato costruito per essere civilizzato. Solo qualora essa lo conceda, infatti, sarà possibile scalarla e conquistarla. Non possederla.

La montagna ha, quindi, completa facoltà decisionale: qualunque sentiero la risalga è, infatti, celato (alle volte completamente nascosto), lungo e probante per via del dislivello. È come se la Majella, prima di accettare l’avventuriero al suo culmine, i 2793m del Monte Amaro, debba metterne alla prova tenacia e perseveranza, assicurandosi che lo scopo della salita non sia deturpare lei e tutte le forme di vita poste sotto la sua protezione.

La Via Normale è la summa di tutto ciò. ‘Dislivello al potere!’ si potrebbe esclamare in una campagna elettorale per votare la Majella cima valevole del rispetto delle cugine alpine. Un infinito saliscendi tra numerose vette oltre i duemila metri, prima di conoscere il rosso cuore del Monte Amaro e la sua croce.

Non resta che preparare lo zaino e partire alla difficile e stancante conoscenza della seconda vetta Appenninica!

 

Partenza: Rifugio Bruno Pomilio (1888m) – la Majelletta (CH)

Snodi:

1) RIFUGIO BRUNO POMILIO - MONTE BLOCKHAUS

4.08: ben 22 minuti prima della sveglia programmata. La tensione è alle stelle. Così come il desiderio. Bisogna necessariamente partire presto per provare quella che, seppur priva di difficoltà alpinistiche, rimane un’impresa di vetta.

L’albore del giorno colora l’Abruzzo a macchia di leopardo e, mentre le prime luci delle città cominciano a spegnersi, saliamo a Passo la Majelletta (CH), dov’è sito il Rifugio Bruno Pomilio, start point del trekking (la struttura è aperta tutto l’anno con servizi di bar, ristorante e pernotto). La limpidità della giornata permette di godere dal parcheggio di una vista stupenda su mar Adriatico e costa, spaziando a Nord tra Corno Grande, Monte Camicia e Prena, a sud sul Gargano ed all’orizzonte l’inconfondibile sagoma delle isole Tremiti. Riposto l’immaginario scatto nella cartella ‘panorami mozzafiato’ della nostra mente, siamo pronti a partire. La Via Normale per il Monte Amaro: il sentiero ‘P’ (‘Sentiero del Parco’) è il più conosciuto e frequentato della zona e collega tutte le vette settentrionali del massiccio (Blockhaus, Cavallo, Focalone, Murelle, Pomilio, Tre Portoni ed Amaro) in una vera e propria maratona di trekking. Tuttavia, prima d’arrivare a vedere la lettera P al di sopra di una striscia bianca e rossa, ci sono da percorrere 3km d’asfalto su quello che da qualche anno è stato ribattezzato come l’itinerario "Lelio Porreca - Indro Montanelli".

Si tratta di un tracciato facile ed accessibile, la cui creazione risponde alla volontà di dotare il parco di un itinerario panoramico e d’alta montagna adatto ad essere percorso da persone diversamente abili; dedicato al noto giornalista e scrittore Indro Montanelli, ed al, meno conosciuto a livello nazionale, Lelio Porreca, grande attivista per la difesa della Majella (a lui si devono petizioni popolari contro importanti progetti che ne avrebbero snaturato irrimediabilmente il paesaggio e la natura: si pensi solo alla famosa cabinovia di Fara San Martino che avrebbe raggiunto Monte Amaro). Lungo la strada, che conduce in una 20ina di minuti all’edicola posta ai piedi del Monte Blockhaus, si aprono meravigliosi panorami sulla testata nord del massiccio e grandiosi affacci sugli imponenti valloni sottostanti. Al termine del tratto asfaltato una rotonda, con al centro un cartello raffigurante una bicicletta (a ricordare le imprese ivi compiute da Eddie Mercx), e l’edicola ‘Madonna della Neve’. Abbiamo già superato i 2000 metri e sopra le nostre teste si erge il Blockhaus (dal tedesco ‘casa dei sassi’, tal denominazione fu coniata nel ‘800, durante la lotta al Brigantaggio, da un comandante militare austriaco che stava in un fortino di pietra costruito lì, con un plotone di bersaglieri, durante il periodo post Unità d’Italia). Da qui si inizia a fare sul serio.

Edicola 'Madonna della Neve'

2) MONTE BLOCKHAUS - MONTE FOCALONE

Come tutte le mamme, anche la Majella concede il dono della scelta. In particolare riguardo alla maniera attraverso la quale è possibile aggirare il Monte Blockhaus: utilizzando un sentiero a mezzacosta, che parte a sinistra dell’altare votivo alla Madonna della Neve ed aggira la montagna ad est; oppure la via di destra (già contrassegnata dalla lettera ‘P’), tracciata sul versante ovest, leggermente più lunga e meno esposta. Qualunque sia l’opzione scelta, in 20 minuti si completa l’aggiramento del Blockhaus giungendo a quota 2100m dai quali è possibile godere di un altro meraviglioso punto panoramico: a nord il Gran Sasso ed il suo Corno Grande, a sud le Gobbe di Selvaromana e nel mezzo l’azzurro del mare, nel quale un pallido sole appena sorto si specchia vanitoso. Il tutto profumato dal pino mugo che ci circonda: vero protagonista a queste altezze. Si prosegue, quindi, costeggiando il Monte Cavallo (possibile una brevissima deviazione sulla destra per ‘smarcarne’ la cima, anch’essa sopra i 2000 metri) dapprima in leggera salita, poi in decisa discesa fino a giungere al fontanino dell’Acquaviva, unico punto di abbeveraggio del trekking. Fin qui nessun problema. Anzi la Majella si è mostrata clemente e comprensiva. Ma è soltanto la quiete prima della tempesta. La salita, infatti, si fa da subito erta e passo dopo passo vediamo scorrere sotto i piedi metri e metri di dislivello. Il cammino sconnesso su sassi, sparsi qua e là, e breccia mette a dura prova le gambe. Risalita la sella sud-est del Focalone, si esce dalla mugheta ed il sentiero si fa esposto e strapiombante. Sotto un’affascinante balconata rocciosa la sorgente dell’Acqua Gelata bagna le rocce riscaldate dal sole, oramai sempre più caldo. L’ultimo sforzo permette di ammirare uno degli spettacoli migliori dell’intero massico, dinanzi all’appena raggiunto bivacco Carlo Fusco (medico chietino): l’anfiteatro delle Murelle, ospitante da secoli un’opera teatrale, con assoluti protagonisti i camosci, talmente bella che i cuori dei gitanti stentano a staccarsi da cotanta maestosità.

Anfiteatro delle Murelle


Dopo una fugace sosta al giallissimo, rinnovato, bivacco intraprendiamo l’ultimo tratto di sentiero che ci porterà direttamente sulla cima del primo dei ‘giganti’.

Bivacco 'Carlo Fusco'

Ai lati della traccia sbucano da ogni dove, impertinenti, fiori coloratissimi fondanti le loro radici nella terra grigia e davanti a noi un branco di camosci, per nulla impauriti, si avvicina curioso: sembra una finzione teatrale ed invece è soltanto la vita lunare delle alte vie della Majella. In vista della vetta, dopo circa 3h di cammino, i pieni accelerano, alimentati da gioia e bramosia, per poi fermarsi stremati dinanzi alla targa che recita ‘Monte Focalone2676m’. Siamo su uno dei pianori d’alta quota più belli dell’intero panorama montano italiano dove la vista può vagare dal Monte Amaro al Sant’Angelo, passando per il Rotondo, i Tre Portoni ed il Pescofalcone. Il cuore, cullato dalla calma del ‘Re della Majella’, si riterrebbe già soddisfatto. Ma il cervello no: vuole la cima più alta, la più importante.

3) MONTE FOCALONE - TRE PORTONI

Adeguatici, così, al secolare errore degli avventori della Montagna Madre nel considerare il Focalone una vetta ‘di passaggio’, ma al contempo consapevoli di aver goduto e apprezzato di un paesaggio difficilmente dimenticabile, proseguiamo il cammino in direzione Monte Pomilio.

Valle delle Mandrelle

Il sentiero prosegue in cresta: alla nostra sinistra la Valle delle Mandrelle, una balconata sulla Puglia; a destra, invece, la Valle dell’Orfento ed il nevaio semi-perenne più esteso dell’intero massiccio. Pensare di essere qualche centinaio di metri sopra il ghiaccio millenario ed al contempo vedere il mare così vicino rende bene l’idea della maestosità naturalistica di questo luogo. Speciale.

La discesa è molto ripida e su terreno sdrucciolevole: ogni passo va calibrato con la massima attenzione. Con la, ormai consueta, compagnia di un numeroso branco di camosci (circa 20 esemplari!) giungiamo fino a toccare la massima depressione del Primo Portone (2568m).


Qui ci aspetta un nuovo dislivello positivo di 90 metri che in 25 minuti porta in vetta al secondo gigante di giornata: il Monte Pomilio (2656m). Vediamo per la prima volta l’obiettivo: il Monte Amaro ed il caratteristico bivacco Pelino sono davanti a noi.

Bivacco Pelino compare all'orizzonte

Molto lontani, ancora. Ma assaggiarli con lo sguardo dà una sensazione di vicinanza e consapevolezza che fino ad ora non avevamo. Intraprendiamo, quindi, una nuova discesa svoltando decisamente verso Ovest per scendere fino alla Sella del Secondo Portone (2566m) ed in rapida successione a quella del Terzo Portone (2560m). Scardinati i chiavistelli dei Tre Portoni tra saliscendi e dislivello, siamo meritevoli della meta più ambita. O così sarebbe lecito pensare. La Majella, infatti, ha in serbo l’ultima prova, la più difficile dell’intero trekking: un traverso a strapiombo su franoso terreno che taglia a mezza costa il Monte Tre Portoni e porta direttamente sul pianoro di vetta segnato da omini da pietra (2673m).


4) TRE PORTONI - MONTE AMARO

Superato il canalino finale e messi i piedi sulla cima dei Tre Portoni siamo consapevoli di avercela quasi fatta. Il dislivello è finito e rimane da percorrere mezz’ora di agile cammino sull’altopiano di cima, un enorme panettone che par esser il fianco di una donna adagiato a terra. Leggenda vuole, infatti, che la pleiade Maja fuggì dalla Frigia per portare in salvo il suo unico figlio Ermes, un gigante ferito in battaglia; perciò trovò rifugio tra i boschi ed i monti dell’Abruzzo alla ricerca dell’erba miracolosa che le permettesse di salvarlo. La montagna, però, essendo inverno era ricoperta dalla neve, rese vano ogni suo tentativo e l’amato figlio morì. Maja, inconsolabile, vagò a lungo per i boschi e, logorata dal pianto e dal dolore, esalò l’ultimo respiro sul monte che l’accolse e che oggi porta il suo nome: la Majella. La montagna prese così la forma di una donna impietrita dal dolore riversa su se stessa con lo sguardo fisso al mare. Sorpresi dal dall’epico racconto e facendo attenzione al sentiero (non sempre ben evidente) raggiungiamo finalmente la croce di vetta ed il grosso segnale trigonometrico che riporta la dicitura ‘Monte Amaro - 2793m’: siamo sul tetto della Majella!


Le nuvole hanno dovuto segnare il passo alla nostra impresa e giacciono, candide, sotto ai nostri piedi. Il mare gioca a nascondino ed i paesini circondanti la Montagna Madre sembrano piccole macchie di umana vita immerse in una natura selvaggia e ruspante con la quale hanno evidentemente stretto un patto di non belligeranza. Un grigio deserto detritico ci circonda. È lecito pensare: ‘Siamo realmente sulla luna? C’è anche l’astronave’. Nel caso della Majella è rossa e può contenere fino a 25 persone: al secolo il Bivacco Mario Pelino.

Bivacco Mario Pelino

Costruito nel 1981 dalla sezione CAI di Sulmona, ha sostituito i due precedenti bivacchi (dei quali è possibile notare i basamenti sulla vetta): uno in pietra, dedicato a Vittorio Emanuele II, andato distrutto dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale; e l’altro, costruito dalla sezione CAI di Roma, spazzato via da una bufera di neve nel 1974.

La discesa è altrettanto lunga e faticosa e non bisogna abusare della bontà che la montagna ha dimostrato fino ad ora. Consumato, quindi, un rapido pranzo e con ben stampate nella testa le parole di Simone Moro, ‘la vetta è soltanto la metà del cammino’, iniziamo il ritorno.


5) MONTE AMARO - RIFUGIO BRUNO POMILIO

La discesa dalla cima principe della Majella si svolge esattamente sullo stesso percorso dell’andata. Saliscendi e dislivello faranno da mine vaganti su un terreno già incredibilmente instabile. Per cui massima attenzione, la stanchezza è tanta e l’adrenalina di vetta svanisce in fretta. A fine percorso riuscirete inspiegabilmente ad apprezzare più la salita della discesa. L’ultima magia della Montagna Madre.

il massiccio della Majella

Arrivo: Rifugio Bruno Pomilio (1888m) – la Majelletta (CH)


La Majella si suda. Si fa desiderare. Ti segna. Ti stupisce come poche montagne nel mondo. Il paesaggio, così aspro, duro, crudo, trasmette un’indomabilità che, forse, appartiene soltanto ai giganti Himalayani. Si ha la continua sensazione che la montagna, pur avendo accettato di buon grado di essere salita, possa improvvisamente decidere di rendere l’escursione impervia, se non impossibile. Si ha la netta sensazione di essere su una Luna con vista mare.

 

Dopo le parole è giunto il momento dei NUMERI!

 

COME ARRIVARE?

In Macchina:

DA ROMA/PESCARA Percorrere A25 Roma-Pescara fino al casello di Alanno Scafa, poi proseguire sulla Statale 5 in direzione Scafa. Poco prima del paese virare a sinistra in direzione Pianapuccia fino a raggiungere Lettomanoppello. Da qui seguire le indicazioni per Passo Lanciano e successivamente per la Majelletta. Arrivati qui proseguire per circa 4km fino al Rifugio Bruno Pomilio (strada chiusa d'inverno!).

Parking: è possibile parcheggiare dinanzi al Rifugio Bruno Pomilio.

Mezzi Pubblici: la partenza del sentiero non è raggiungibile con mezzi pubblici.

 

Ed infine: CONSIGLI UTILI:

Approvigionamento acqua: vi sono due punti di erogazione:

  • Fontana dell'Acquaviva: alle pendici del Monte Focalone, dopo circa 1h di cammino questa fontana è perennemente attiva.

  • Fonte d'acqua gelata: lungo la salita che porta al Focalone (20min dopo la precedente) si trova questa Fonte d'acqua che, però, è spesso inutilizzabile (in inverno è ghiacciata, mentre in estate asciutta)

Aree Attrezzate/Punti Ristoro: non sono presenti punti ristoro lungo il percorso

  • ATTRETTAZZATURA! Il sentiero è lungo, faticoso ed in ambiente di alta montagna. Sono necessari kway, bastoncini, guanti, cappello, crema solare ed occhiali, oltre, logicamente, ad un adeguato abbigliamento.

  • SENTIERO PER ESPERTI! Il sentiero è spesso strapiombante e presenta almeno due punti molto esposti in cui occorre buon equilibrio ed attitudine a camminare su tracce di alta montagna.

  • ACQUA! è necessario avere con voi almeno 3l di acqua.

  • SILENZIO! rispettate la natura che vi circonda e sarete da essa ricompensati con avvistamenti della rara fauna selvatica della Majella.

  • ORARIO! si deve partire non più tardi delle 7 e, qualora non si sia raggiunta la vetta entro le 13 è assolutamente consigliabile fare dietrofront in qualsiasi punto del trekking vi troviate: NON ARRIVATE IN CIMA TROPPO TARDI! LA DISCESA E' MOLTO FATICOSA E LUNGA!

 

Traccia GPX:

 

Grazie della lettura,

Alla prossima Avventura!

Daniele

263 views0 comments

Recent Posts

See All

Comments


Subscribe Form

3429211310

©2020 by Danieleizzo_photos and treks. Proudly created with Wix.com

bottom of page