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ANELLO VAL GIUMENTINA - alla scoperta dell'Eremo di San Bartolomeo in Legio

Un’ora. Meno di un’ora di macchina separa la Capitale, Roma, dall’Abruzzo. Tuttavia il viaggiatore ha l’acuta sensazione di un cambiamento profondo, distaccato. L’Urbe è lontana, estranea. Ha lasciato spazio ad una natura imperturbabile, con la quale l’uomo è evidentemente sceso al compromesso di modificarla il meno possibile. Quanto basta a vivere, insomma. O meglio: convivere. Emblema di questo sodalizio non può che essere l’Eremo di San Bartolomeo in Legio. Per definizione Eremo è ‘luogo di difficile accesso, dove uno o più individui si auto-escludono dalla società per condurre una vita di preghiera e/o ascesi a contatto con la natura’. Fino a fondersi con essa. Scavato nella roccia grigiastra, plaga della Majella, protetto da dossi rotondi coperti d’una lucida erba dorata, l’Eremo di Celestino V è sopravvissuto alla prova del tempo, fino a batterlo. Ed ora, infatti, giace in quel limbo temporale che permette al gitante di ripercorrere la sua millenaria storia solamente ammirandolo.

Definirlo ‘specchietto per le allodole’ sarebbe un eufemismo alla rovescia. Vero è che, però, tanti turisti, attirati alle pendici della Majella dalla tramandata bellezza dell’Eremo di San Bartolomeo, non vanno oltre. Non entrano in quel negozio di caramelle al sapore di trekking che è la Val Giumentina, di cui il sopracitato Eremo è ovviamente il pezzo più pregiato. Commettendo un grosso errore. Ma c’è sempre tempo per rimediare: seguiteci all’interno dell’anello della selvaggia Valle Giumentina!


Partenza: Roccamorice (534m)


Snodi:


1) ROCCAMORICE – EREMO DI SAN BARTOLOMEO IN LEGIO

Roccamorice è un piccolo paese situato nella provincia di Pescara a cui il creatore ha assegnato il millenale compito di separare le valli dei fiumi Lavino e Avinello. Luogo incantevole, pacifico e caratteristico, dal fascino tipicamente medioevale, che offre una molteplicità di attrazioni, sia dal punto di vista storico e religioso che paesaggistico. Il Trekking di oggi parte qui: incastonato fra silenti boschi, sprazzi di Medioevo e segni del passaggio del Giro d’Italia (una statua di Eddie Mercx campeggia nel viale del paese). Risaliamo la strada provinciale che da Roccamorice porta a Fonte Tettone-Blockhaus, e dopo qualche centinaio di metri imbocchiamo la carrareccia che sale sulla destra, parallelamente all’asfalto, e che in pochi minuti conduce dinanzi al Ristorante Macchie di Coco (è possibile far partire l’itinerario anche da qui!). Prestiamo attenzione! Le indicazioni per l’Eremo sono del tutto assenti. Scendiamo alla sinistra del ristorante nella carrareccia che attraversa un piccola selva e si addentra in maniera graduale nella valle sottostante. Come d’incanto il bosco si apre, lasciando spazio ad un’immensa radura costellata di ginestre e adonidi curvate, il caratteristico fiore abruzzese che sembra reclamare la superiorità del colore giallo su tutti gli altri.

Adonide Curvato

La fortuna è dalla nostra parte: incontriamo un pastore. Ci racconta di come questo sentiero lo percorra fin da bambino, e di come l’informazione di massa abbia spinto a canalizzare il turista verso l’Eremo, senza prestar attenzione a quello che, lui ci dice, ‘stà attorno’ e che definisce come il ‘sentiero delle Croci’.

la prima delle tre Croci

Incuriositi, chiediamo lumi; e Lui spiega come lungo il percorso per il monumento ci siano ben poste ai lati del sentiero, le quali dovrebbero indicare una sorta di avviso di avvicinamento all’Eremo. Ed aveva ragione, naturalmente. Quei pascoli sono la sua casa. Tre sono le croci che sanciscono l’avvicinamento all’Eremo di San Bartolomeo. Poste su altrettanti speroni rocciosi dominanti la valle, quasi ad indicare luoghi di riflessione dove poter curare l’anima prima di esser degni di intraprendere la vita eremitica. Superata l’ultima delle quali ci troviamo di fronte ad un bivio: ignoriamo il sentiero di destra e teniamo quello di sinistra. Una ripida discesa porta su una sporgenza a picco sul sottostante torrente. Le scarpe scorrono un altrettanto ripida scalinata rocciosa e poi, d’improvviso...nero. Un vero e proprio buco nella roccia che potrebbe condurre ovunque. Non si vede dall’altra parte. Ignoto. Tuttavia null'altro è che l’entrata della terrazza prospiciente l’Eremo. Davanti ai nostri occhi, letteralmente scavato nel versante della montagna: l’Eremo di San Bartolomeo in Legio.

Eremo di San Bartolomeo in Legio

Il complesso è composito di due edifici perfettamente conservati (al punto che sulla porta d’ingresso è ancora ben visibile una parte di un affresco raffigurante Cristo e la Vergine Maria): nel primo locale, costituente la Chiesa, è presente un altare, con una nicchia che conserva la statuetta lignea di San Bartolomeo, per i devoti "Lu Sandarelle"; mentre nel secondo ammiriamo la piccola e spartana cella eremitica che fu luogo di silenzio e preghiera di Pietro da Morrone, futuro Papa Celestino V. Così nascosto, così mimetizzato con la roccia, con la natura circostante. Eppure così visibile, così capace di coinvolgere l’occhio del turista. Millenaria contraddizione del patto di non belligeranza firmato da uomo e natura.


2) EREMO DI SAN BARTOLOMEO IN LEGIO - ECOMUSEO VAL GIUMENTINA

Tramite i ripidi, scoscesi e senza protezione gradini della Scala Santa, adicente l'Eremo, perdiamo rapidamente quota fino a ritrovarci sul fondo del vallone attraversabile mediante un enorme blocco di roccia al quale è stato affidato il compito di ponte. Un quanto inaspettato, tanto ripido, sentiero si inerpica tra felci ed arbusti sul pendio della valle dirimpettaia di quella dell’Eremo. Una vera e propria salita stronca-fiato. Come sempre, però, far fatica vale la pena: dal terrazzamento di vetta la veduta si apre sul vallone appena percorso e sulla compatta parete rocciosa nella quale è perfettamente mimetizzato il piccolo Eremo di San Bartolomeo.

Il paesaggio, come ormai abbiamo imparato a conoscere, ha l’abitudine di cambiare: gli occhi fotografano un panorama segnato dalla presenza di brulli pascoli, mucchi di sassi frutto dello spietramento dei campi, recinti confinari e terrazzamenti, vallecole un tempo coltivate. In questo paesaggio lunare, ben mimetizzati tra i cumuli di pietre di pietra, occhieggiano gli ingressi di alcune capanne di pietra isolate o integrate a recinti, abbandonate da tempo a causa dal progressivo rarefarsi delle attività pastorali. Il tutto protetto dalle alte vette circostanti: il Monte Amaro (cima principe della Majella), l’inconfondibile vegetazione ‘a macchie’ del Monte Rapina e la classica trapezoidale forma del Monte Morrone.


Qui la carrareccia trova la sua conclusione. D’ora in poi si proseguirà su strada sterrata e asfaltata. In pochi minuti giungiamo nei pressi del complesso agro-pastorale della Val Giumentina. Tra i diversi complessi agro-pastorali sparsi sulla Majella quello presente in loco è uno dei più caratteristici, in quanto contiene la capanna di pietra (‘Tholos’) a secco più grande mai costruita nell'intero Abruzzo: la struttura principale a pianta tonda, infatti, è costituita da una capanna a gradoni concentrici che si sviluppa su due piani, dando vita ad una costruzione che oltre ad essere la più imponente è anche l'unica ad avere più piani. Il complesso è visitabile grazie all’Ecomuseo del Paleolitico della Val Giumentina.


3) ECOMUSEO VAL GIUMENTINA - GROTTA DEL BRIGANTE

Con il ‘Tholos’ alle spalle, proseguiamo in quello che è a tutti gli effetti il rush finale del trekking. Incontriamo, dapprima, la Fonte Cugnoli (un abbeveratoio dal quale animali al pascolo e selvatici possono dissetarsi) e subito dopo l’incrocio che ci riporta sull’asfalto.

‘Stairway to Heaven’ cantavano i Led Zeppelin. Che abbiano tratto ispirazione da questa strada? No, non credo. Immaginate, però, una strada che sembra scendere direttamente verso il mare, che pur dista kilometri e kilometri, costellata di fiori gialli ai suoi lati, che sembrano diventare due grosse frecce direzionali. Potrebbe assomigliarci, non credete?

Sorvoliamo il piccolo excursus sull’etereo musicale, e torniamo a parlare del sentiero. Rimane da vedere l’ultimo checkpoint dell’escursione: la Grotta del Brigante.

In prossimità della prima curva a destra, ben segnalata, troviamo l’indicazione per raggiungerla. Niente più che un vero e proprio buco nel terreno, si riteneva che essa fosse stata usata come nascondiglio da fuorilegge. La Majella, infatti, è stata, storicamente, un rifugio per i soldati dispersi dell'esercito borbonico, per fuorilegge, evasi e delinquenti comuni, impegnati a procurarsi bottini ed a compiere violenze. Lecito era aspettarsi qualcosa di meglio.


4) GROTTA DEL BRIGANTE - ROCCAMORICE

Raggiunto anche l’ultimo punto interesse del nostro sentiero, non rimane che rincasare al parcheggio nel centro di Roccamorice, laddove una birra fresca è pronta ad attenderci. Nulla di particolare da segnalare per quest’ultima parte: si segue la strada fino a destinazione.


Arrivo: Roccamorice (534m)


Questo Trekking è l’esempio perfetto di come in 15km di cammino possano collimare i più disparati interessi: naturalistico, storico, floristico, fino a giungere all’immancabile paesaggistico.

Questo Trekking è l’esempio, anzi la dimostrazione, di come il patto di non belligeranza tra uomo e natura possa dare meravigliosi frutti, come l’Eremo di San Bartolomeo in Legio.

Questo Trekking è, infine, la prova che la natura è sempre lì, pronta a riaccoglierci nel suo alveo materno: sta all’uomo, a noi uomini, non respingerla con forza, provocandole del male.

 

Dopo le parole è giunto il momento dei NUMERI!

 

COME ARRIVARE?

In macchina: dalla autostrada A25 Roma-Pescara, uscita Alanno-Scafa, si segue la direzione San Valentino e Roccamorice

Parking: è possibile parcheggiare gratuitamente nella piazza centrale di Roccamorice

Bus: è possibile raggiungere Roccamorice sia da Chieti che da Pescara con autobus di linea TUA/ARPA – Autolinee regione Abruzzo.

 

Ed infine: CONSIGLI UTILI:

Approvigionamento acqua: non sono presenti punti di abbeveraggio lungo il percorso.

Aree Attrezzate/Punti Ristoro: è possibile fare picnic in un'area attrezzata non lontano dall'Ecomuseo della Val Giumentina / mentre non ci sono punti ristoro lungo il percorso.

  • Attenzione ad alcuni tratti esposti! per scendere all'Eremo e, soprattutto, lungo la Scala Santa, non vi sono protezioni. Per cui prestare attenzione (soprattutto chi cammina con bambini o cani)

 

Traccia GPX:

t175058225_escursione il 19(1)
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Grazie della lettura,

Alla prossima avventura!

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